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Premessa.
I
motori automobilistici più comuni sono del tipo a combustione
interna quattro tempi e appartengono a due grandi famiglie, a
seconda del tipo di combustibile impiegato e del conseguente ciclo
termodinamico sviluppato: benzina (più raramente, metano o GPL)
oppure gasolio. I motori del
primo gruppo (motori a benzina o a metano o a GPL) funzionano
secondo il cosiddetto "ciclo Otto" e sono detti anche
"ad accensione comandata" o "AS" (Accensione per
Scintilla). I motori del
secondo gruppo (motori a gasolio) funzionano invece secondo il
cosiddetto "ciclo Diesel" e sono detti anche
"AC" (Accensione spontanea per Compressione). In
entrambi i casi, comunque, si può correttamente parlare di motori
endotermici alternativi: essi trasformano in lavoro (tramite pistoni
e cinematismi biella-manovella) una parte del calore che si ricava
bruciando combustibili nel loro interno; la caratteristica
principale di questi motori è l’alto rendimento. In
questo articolo ci occuperemo dei motori 4 tempi a ciclo Otto a
carburazione ed a iniezione.
Ciclo
Otto. Come
rappresentato nella figura sotto riportata, il ciclo Otto per motori
a 4 tempi si compie nelle seguenti fasi:
-
1
- 2 corsa e fase di aspirazione
-
2
- 3 corsa e fase di compressione
-
3
- 4 fase di combustione
-
4
- 5 corsa e fase di espansione
-
5
- 6 fase di scarico spontaneo
-
6
- 7 corsa e fase di scarico
Il
ciclo teorico a volume costante (figura in basso) è formato da una
compressione adiabatica, una combustione a volume costante, una
espansione adiabatica ed uno scarico a volume costante. Tale ciclo
viene usato nella fase progettuale di un propulsore. Il
termine “adiabatico” deriva dal greco adiàbathos e significa
“impenetrabile (al calore), termicamente isolante”: dunque, per
compressione adiabatica e per espansione adiabatica si intendono
fasi con, rispettivamente, miscela e gas a temperatura costante
(quindi, senza che si verifichi scambio di calore con l’esterno).

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Ma
vediamo praticamente come si susseguono le quattro fasi in un motore
4 tempi a ciclo Otto. Nella
fase di aspirazione, il pistone si muove verso il PMI (il
Punto Morto Inferiore: il pistone si trova nella parte più bassa
del cilindro) provocando una depressione che, attraverso la valvola
di aspirazione aperta, fa entrare l’aria a forte velocità nella
camera di combustione: l'aria si miscela poi con il carburante, alla
quantità teorica del rapporto stechiometrico. Quando
il pistone si trova al punto morto inferiore, la valvola di
aspirazione teoricamente si chiude. Dal
punto morto inferiore, il
pistone risale verso il PMS (il Punto Morto Superiore: il pistone si
trova nella parte più alta del cilindro) e inizia la fase di compressione.
La miscela aria-carburante viene
progressivamente spinta nella parte superiore del cilindro chiamata
camera di scoppio. Tale
miscela, a causa della compressione, subisce un aumento di
temperatura: pertanto si trova nella condizione ideale per esplodere
e, successivamente (cioè quando appunto il pistone si trova al
punto morto superiore), con lo scoccare della scintilla (2 scintille
nel caso di motori Twin Spark), esplode. Tale
esplosione fa sì che aumenti notevolmente la pressione nella camera
di scoppio, grazie all’espansione
che ne deriva: la conseguenza è che il pistone viene spinto
verso il punto morto inferiore. Quando
la "corsa" del pistone (cioè, lo spostamento del pistone
da un punto morto all'altro) termina al punto morto inferiore, si
apre la valvola di scarico e, grazie all’inerzia del pistone e
degli altri organi connessi, esso tende a risalire e ad espellere i
gas combusti che si trovano all’interno del cilindro (fase di scarico).

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Anticipo e posticipo di apertura e chiusura delle valvole.
Non
sempre però le valvole di aspirazione e scarico si aprono nel
momento in cui il pistone si trova in uno dei due punti morti.
Vediamo perché. Nel caso della
fase di aspirazione, quando viene messa in comunicazione la camera
del cilindro con l’ambiente esterno, l’aria che per depressione
tende ad entrare assume una certa velocità. Pertanto, la valvola di
aspirazione non conviene farla chiudere nel momento in cui il
pistone ha raggiunto il punto morto inferiore, poiché nonostante la
risalita del pistone verso il punto morto superiore (e quindi la
fase di compressione) l’aria continuerà ad entrare nel cilindro
grazie all’inerzia acquisita. Proprio per questo, quindi, la
chiusura della valvola di aspirazione è posticipata rispetto alla
fine della fase di aspirazione. Al
contrario, nel caso della fase di scarico, conviene anticipare
l’apertura della valvola di scarico, facendo sì che tale apertura
si abbia quando ancora il pistone non ha raggiunto il punto morto
inferiore durante la fase di espansione. Questo avviene per
sfruttare l’energia dell’esplosione ancora attiva. Giusta
obiezione sarebbe quella secondo la quale, così facendo, parte
dell’energia andrebbe persa senza rendimento alcuno. E in effetti
è così, solo che la parte dell’energia persa è inferiore
all’energia di cui avrebbe necessariamente bisogno il pistone per
iniziare la sua corsa dal punto morto inferiore al punto porto
superiore incontrando il cilindro completamente pieno di gas
combusti. Immaginiamo che il pistone (dopo la fase di
espansione) abbia raggiunto il punto morto inferiore e debba
incominciare la risalita verso il punto morto superiore spingendo
fuori tutti i gas combusti che riempiono il cilindro: ebbene,
l’energia di cui il pistone avrebbe bisogno per premerli fuori
(attraverso la valvola di scarico) sarebbe elevata; al contrario,
con questo accorgimento, quando il pistone incomincia la risalita
verso il punto morto superiore, i gas combusti stanno già uscendo
attraverso la valvola di scarico grazie alla pressione dovuta
all’esplosione della miscela. Pertanto
questo accorgimento rende i propulsori molto più lineari nel loro
rendimento.
L'anticipo d'accensione.
Oltre
al posticipo della chiusura della valvola di aspirazione e
all'anticipo dell'apertura della valvola di scarico, un altro
importante accorgimento è rappresentato dall’anticipo
dell’accensione. Teoricamente, la miscela dovrebbe esser
fatta esplodere nel momento in cui il pistone si trova nel punto
morto superiore. Nella pratica, però, questo fenomeno viene
leggermente anticipato poiché, per esplodere completamente e
fornire la pressione massima, la miscela aria-benzina ha bisogno di
un certo periodo di tempo: quindi, per dare alla miscela il tempo di
bruciare completamente, la scintilla della candela (2 candele nel
caso dei motori Twin Spark) viene fatta scoccare prima che il
pistone raggiunga il punto morto superiore. E' proprio grazie
all'anticipo d'accensione che, quando il pistone si trova nel punto
morto superiore, si riesce ad ottenere la massima pressione. L'anticipo
d'accensione è in funzione del numero di giri e va
proporzionalmente aumentato a partire da pochi gradi (al regime
minimo) fino a circa 40° rispetto al punto morto superiore: proprio
per questo, gli impianti d'accensione sono dotati di sistemi per
variare l'anticipo basandosi su vari parametri quali, per esempio,
il regime di rotazione, il carico del motore (cioè, il grado di
apertura della farfalla dell'acceleratore) e la temperatura.
In ogni caso, come regola generale, l'istante di accensione dovrebbe
essere tale che quando il pistone raggiunge il punto morto superiore
l'aumento di pressione è la metà di quello a fine combustione.
Il rendimento.
Generalmente
parlando, per rendimento si intende il rapporto tra quanto si
ottiene e quanto si spende in un trasferimento d'energia. Se
di motopropulsione parliamo, il rendimento è il rapporto tra il
lavoro che si sviluppa nel cilindro ed il calore speso per
ottenerlo. L’energia
effettivamente introdotta sotto forma di calore subisce la seguente
ripartizione:
-
35
- 40% costituisce il
lavoro indicato;
-
30
- 42 % costituisce il lavoro utile;
-
3
- 7 % viene dissipato in attriti nei cuscinetti di banco, nelle
teste di biella, negli organi ausiliari, nei pistoni;
-
23
- 30 % perdite di raffreddamento;
-
25
- 40 % perdite di scarico.
Pertanto
avremo che:
-
il
rendimento indicato (cioè il rapporto tra il lavoro che si
sviluppa nel cilindro ed il calore speso per ottenerlo) = 0,35 -
0,45
-
il
rendimento meccanico (cioè il rapporto tra il lavoro utile ed
il lavoro indicato) = 0,75 - 0,90
-
il
rendimento effettivo (cioè il prodotto tra il rendimento
indicato e il rendimento meccanico) = 0,27 - 0,40
Ricordiamo
che il valore di rendimento varia da 0 ad 1, dove con 1 si indica un
sistema con perdite pari a 0 (quindi, tanto più un sistema ha un
rendimento alto, tanto più il valore tenderà ad 1). Per
migliorare il rendimento, si devono ridurre gli attriti interni e le
perdite di pompaggio (da cui deriva, per esempio, l'uso dei
variatori di fase); utile è anche alzare il rapporto di
compressione per migliorare il ciclo termodinamico. A questi
interventi, poi, vengono affiancati anche accorgimenti esterni al
motore quali, per esempio, la riduzione degli attriti, la riduzione
della resistenza al rotolamento degli pneumatici, l'uso di
carrozzerie aerodinamiche, ecc.
Il variatore di fase e i condotti di aspirazione a geometria
variabile. Da
quanto detto sopra è chiaro che sui propulsori di ultima
generazione la ricerca dei progettisti è indirizzata verso
l'ottenimento di un equilibrio perfetto del ciclo di combustione
limitando le perdite. Però è ovvio che i propulsori non hanno
velocità costanti: da qui l’esigenza di variare gli angoli di
apertura delle valvole in proporzione alla velocità angolare (rad/sec,
cioè il numero di giri compiuti nell’unità di tempo da un punto
mobile attorno al proprio centro) assunta dal motore. Il
variatore di fase, come si intuisce dal suo stesso nome, agisce
variando la fasatura della distribuzione.

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Esso
può essere montato sui propulsori dotati di doppio albero a camme
in testa (a tal proposito ricordiamo che quelli Alfa Romeo non hanno
avuto bisogno di adattamenti, in quanto il sistema Twin Cam è una
delle caratteristiche che, nei motori Alfa Romeo, da sempre, hanno
fatto la differenza). Ciò accade perché, nel caso di variatore di
fase presente solo sul lato aspirazione, tale organo agisce solo
sulle valvole di aspirazione; nel caso di variatore presente sia sul
lato aspirazione che sul lato scarico, poi, la variazione della
fasatura risponde ovviamente a criteri di gestione differenti per
ciascuna tipologia di valvola (d'aspirazione o di scarico). Nel caso
delle valvole di aspirazione, per esempio, all’aumentare dei giri
del motore viene posticipata sia la chiusura che l’apertura delle
valvole di aspirazione, arrivandosi così al risultato di variare
l'entità del cosiddetto "incrocio", cioè il momento
durante il quale le valvole di aspirazione e le valvole di scarico
restano aperte contemporaneamente: tale momento si verifica attorno
al punto morto superiore, al termine della fase di scarico.
I
condotti di aspirazione a geometria variabile, invece, servono a
mantenere fasato il ritorno dell’onda di compressione (cosiddetto
"effetto ram") con l’istante di massima apertura della
valvola: la lunghezza di tali condotti viene variata in modo
inversamente proporzionale al numero dei giri del motore.
Materiali
impiegati. Un
punto critico nella progettazione di un motore è il calcolo dei
pesi. Ricordiamo che l’inerzia del moto conservata da un
componente dipende dalle dimensioni e dal peso specifico con cui è
stato realizzato. Pertanto, gli studi oggi ci portano a concepire
alcuni organi in movimento in leghe di alluminio (per esempio, i
pistoni): questo per permettere la variazione del proprio stato
d’inerzia con un assorbimento quanto minore possibile di energia.
Conclusioni. Tutti
i sistemi destinati ad aumentare il rendimento dei propulsori sono
molto costosi e rendono molto più complessa la progettazione degli
stessi: molti di essi, quindi, vengono adottati nelle categorie
medio-alte di vetture. I
propulsori oggi realizzati dall’Alfa Romeo sono ai vertici della
categoria, e il lavoro di tecnici e progettisti consente alle auto
in costruzione grinta, potenza, affidabilità, silenziosità e
prontezza di risposta a tutti i regimi. Alfa
Romeo continua a far viaggiare i sogni degli italiani, continuando
ad essere simbolo di sportività italiana allo stato puro, simbolo
di potenza ottenuta con tutta tranquillità, simbolo di naturalezza,
simbolo di eleganza e disinvoltura, simbolo della tecnologia più
avanzata... Il simbolo di un dettaglio unico chiamato Alfa Romeo.
luglio
2003
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