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             Dedichiamo
            questo articolo ad una avaria che molto spesso affligge le Alfa
            Romeo a trazione posteriore di qualche anno fa, soprattutto quelle
            dotate di retrotreno a ponte De Dion. Innanzitutto,
            però, sarà bene "ripassare" molto brevemente quali siano
            i componenti fondamentali utilizzati in un classico impianto
            frenante con servofreno. Tutti
            gli impianti frenanti di impostazione moderna sono dotati di due
            circuiti idraulici indipendenti che (separatamente) azionano i freni
            anteriori e i freni posteriori oppure che (separatamente) azionano
            il freno anteriore destro insieme al freno posteriore sinistro e il
            freno anteriore sinistro insieme al freno posteriore destro (in
            pratica, con una disposizione a X). Si tratta di una soluzione
            ovviamente adottata per motivi di sicurezza: se si guasta un
            circuito frenante, resta sempre attivo l'altro, garantendo
            un'efficacia almeno parziale dell'impianto. Per
            lo stesso motivo, la pompa (detta anche "cilindro
            maestro") azionata dal guidatore tramite il pedale è suddivisa
            in due "camere" indipendenti collegate ai rispettivi
            circuiti. Lo speciale liquido impiegato nell'impianto è contenuto
            in un serbatoio apposito e, per mantenere nel tempo prestazioni
            ottimali, esso (avendo caratteristiche igroscopiche, cioè assorbe
            l'umidità dell'aria) deve essere interamente sostituito almeno ogni
            due anni. Per amplificare
            l'intensità dello sforzo esercitato sul pedale dal guidatore, viene
            poi utilizzato il servofreno. Di solito, oggi si impiegano
            servofreni a depressione, così definiti perché utilizzano la
            depressione creata dal motore a benzina nei condotti di aspirazione
            a valle della farfalla. Nei motori diesel (i quali non hanno la
            farfalla), invece, la depressione necessaria è fornita direttamente
            da una pompa (detta "depressore") azionata dal motore. E' anche obbligatorio disporre di un
            circuito separato per l'impianto di stazionamento (cioè il freno a
            mano), di solito azionato da un sistema meccanico con cavetti
            metallici. Da notare, poi, che il bloccaggio delle ruote
            posteriori in frenata farebbe perdere il controllo della vettura e
            quindi viene solitamente utilizzata una valvola che limita la
            pressione del liquido tenendo conto del carico che grava sulle ruote
            posteriori. Ebbene, quando si
            preme il pedale del freno, il liquido agisce sui pistoncini che,
            scorrendo nei cilindretti, spingono con forza le guarnizioni
            d'attrito (dette "pastiglie" nei freni a disco e
            "ganasce" nei freni a tamburo). 
              
            
              
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            Nei
            freni a disco, i cilindretti sono ricavati direttamente nel blocco
            metallico della pinza, mentre nei freni a tamburo sono componenti
            separati. Premesso tutto ciò,
            torniamo adesso all'avaria oggetto del nostro discorso.  
            Iniziamo
            col dire che il campanello d'allarme di questo inconveniente è
            rappresentato dal rapido decadimento dell'efficacia del freno a
            mano. La causa di tutto deve
            ricercarsi nel malfunzionamento del meccanismo che, incorporato
            nelle pinze freno posteriori, svolge l'importante compito di
            compensare la progressiva quanto inevitabile usura delle pastiglie,
            mantenendo costante la distanza tra la loro superficie e quella del
            disco, nonostante la sempre maggiore diminuzione dello spessore del
            materiale d'attrito. In pratica, a seguito di questa avaria, la
            distanza tra le pastiglie e il disco aumenta sempre più (in modo
            proporzionale al consumo delle pastiglie), causando il progressivo
            allungamento della corsa del pedale e della leva del freno a mano
            (che, ovviamente, agisce proprio sull'assale posteriore). Il
            problema è tanto più fastidioso se si pensa che le limitate
            dimensioni del servofreno di solito impiegato sulle Alfa afflitte da
            questo inconveniente portano ad impiegare necessariamente pastiglie
            "tenere", allo scopo di limitare lo sforzo del guidatore
            sul pedale. Questa avaria,
            inoltre, non incide negativamente solo sul regolare funzionamento
            del freno a mano, ma è lo stesso comportamento dinamico della
            vettura in fase di frenata a risultare pesantemente compromesso.
            Come ciò possa accadere è facile comprenderlo esaminando la
            struttura dell'impianto frenante di queste vetture. 
              
            
              
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                   (1)
                  leva di rinvio del freno a mano - (2) fune del freno a
                  mano - (3) guaina freno a mano - (4) luce di
                  arresto - (5) vite di spurgo - (6) pastiglie - (7)
                  pinze freno - (8) dischi freno - (9) presa di
                  depressione - (10) condotto di depressione del
                  servofreno - (11) pompa freno - (12) serbatoio
                  liquido freni - (13) leva freno a mano - (14)
                  spia luminosa di livello minimo liquido freni e di usura
                  pastiglie - (15)
                  interruttore spia luminosa freno a mano - (16)
                  correttore di pressione ruote posteriori - (17) servofreno
                  - (18) pedale - (19) interruttore luci stop -
                  (20) perno regolazione spinta freno a mano - (21)
                  dadi per regolazione corsa freno a mano - (22) spia
                  freno a mano inserito  
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            Dal
            cilindro maestro (collegato alla "padella" del servofreno
            e collocato sotto il serbatoio dell'olio) si diramano le due
            tubazioni principali dei due circuiti idraulici indipendenti. Quando
            si preme il pedale del freno, la prima tubazione ad essere rifornita
            è quella che invia il liquido in pressione verso i freni posteriori
            e solo un istante dopo viene alimentata la tubazione che aziona i
            freni anteriori. Ebbene, è proprio la durata di questo
            "istante" che viene negativamente influenzata dal
            malfunzionamento delle pinze dei freni posteriori: infatti, in caso
            di guasto del meccanismo che recupera automaticamente l'usura delle
            pastiglie, queste ultime si trovano troppo distanti dal disco freno
            e il primo tratto di corsa del pedale non ha effetto utile ai fini
            del rallentamento della vettura perché serve solo per inviare una
            quantità di liquido tale da mettere in contatto le superfici
            d'attrito. In definitiva, il primo tratto della corsa del pedale è
            a vuoto. La conseguenza di tutto ciò è la necessità di registrare
            periodicamente le pinze posteriori allo scopo di non far peggiorare,
            dunque, non solo l'efficacia del freno a mano ma anche gli spazi
            d'arresto. Ai fini di una
            migliore comprensione del discorso, sarà certamente utile esaminare
            da vicino la struttura di ciascuna delle due pinze (tutte prodotte
            dall'azienda tedesca ATE-Teves) afflitte da questo importante
            inconveniente.  
              
            
              
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            La
            pinza è costituita da due parti unite tra loro da lunghi bulloni.
            Ogni semipinza è formata da un cilindro (8 o 12) nel quale si trova
            un pistone (6 o 11) e dal dispositivo di registrazione automatica
            che, se si guasta, obbliga ad una periodica regolazione manuale
            della distanza tra la pastiglia (9 o 10) e il disco del freno (24).
            Tale distanza, che può essere misurata utilizzando uno spessimetro,
            non dovrebbe infatti superare in ogni caso (anche con pastiglie
            molto usurate) gli 0,16/0,2 mm. Sulla
            semipinza destra (12) si trova anche il dispositivo meccanico del
            freno a mano che agisce sul pistoncino (11). Il cavo metallico (17)
            viene agganciato alla leva di comando (18): azionando tale leva si
            provoca la rotazione della camma (16), che a sua volta spinge verso
            il disco la vite di regolazione (14) e il pistoncino (11) ad essa
            collegato (24). Poiché il disco non può retrocedere, la forza
            esercitata dalla leva sul pistoncino (11) impedisce la rotazione del
            semiasse e quindi della ruota. Quando si allenta il freno a mano, la
            molla (13) e un'altra molla collocata esternamente alla pinza fanno
            ritornare la vite di regolazione (14) nella posizione originaria. La parte idraulica della pinza,
            invece, riceve i comandi dal predale del freno tramite il liquido
            che giunge dal raccordo (25). L'incremento di pressione nel liquido
            durante la frenata fa sì che i pistoncini annullino i giochi S1 e
            S2 e spingano le pastiglie contro il disco provocando a ogni
            intervento un leggero consumo delle guarnizioni d'attrito e causando
            quindi il graduale incremento delle distanze S1 e S2. Il
            meccanismo automatico di regolazione serve appunto a ripristinare la
            distanza originaria. Tale
            sistema è costituito da un pezzo "trascinatore" (20) che
            viene spostato in senso assiale rispetto al disco in virtù del
            serraggio esistente tra il cono (7) e la bussola (21). Quest'ultima
            è a sua volta fissata al pistoncino tramite l'anello di sicurezza
            (22). Il nottolino (4) avvitato sulla vite del registro viene girato
            dalla scanalatura inclinata e contemporaneamente compie un piccolo
            spostamento assiale. Questo movimento è piccolissimo e per
            compensare una notevole usura delle pastiglie sono necessarie
            numerose "pompate" sul pedale del freno. Quando la
            pressione del liquido diminuisce (la frenata è terminata), i due
            pistoncini (6 e 11) si allontanano dal disco per effetto della molla
            (5) e per la spinta generata dall'elasticità dell'anello di tenuta
            (22). Se i freni venissero azionati per errore prima di montare le
            pastiglie, l'anello eviterebbe la distruzione del meccanismo di
            regolazione. Per registrare la
            pinza manualmente, si devono utilizzare le viti (2) e (26) che sono
            accessibili dopo aver svitato i tappi (1) e (27). Nell'immagine che
            segue è appunto visibile la pinza della ATE-Teves con evidenziati i
            due dispositivi a vite sui quali bisogna intervenire per riportare
            nella norma i giochi fra le due pastiglie e il disco: la distanza
            tra ogni guarnizione d'attrito e la relativa faccia del disco non
            dovrebbe superare gli 0,15 mm. 
              
            
              
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            Per
            eseguire correttamente la registrazione manuale, si procede secondo
            quanto segue. Dopo aver svitato
            il tappo di protezione, si inserisce fra la pastiglia relativa a
            questa semipinza e il disco uno spessore di 0,1 mm. Si ruota poi in
            senso antiorario la vite di registrazione con testa a brugola fino a
            fare arrivare in battuta la pastiglia. 
              
            
              
            Dopo
            aver serrato quanto basta la vite a esagono incassato, si deve
            stringere il controdado esterno che ha il compito di bloccarla in
            posizione. Bisogna poi ricordarsi di togliere lo spessore calibrato,
            precedentemente inserito tra disco e pastiglia, e di riavvitare il
            tappo di protezione. 
              
            
              
            Per
            regolare la distanza dell'altra pastiglia (cioè, quella azionata
            direttamente dalla leva del freno a mano), si deve infilare lo
            spessore di 0,1 mm fra questa pastiglia e il disco. Dopo aver
            azionato il solo freno a mano, bisognerà ricontrollare la distanza. 
              
            
              
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            Sulle
            cause dell'avaria che colpisce il meccanismo del recupero automatico
            dell'usura delle pastiglie posteriori e che costringe a eseguire
            piuttosto spesso la regolazione manuale non si è mai riusciti a
            fare piena luce. All'epoca, gli interventi concertati dall'Alfa
            Romeo e dalla ATE-Teves avevano dato luogo alla continua messa a
            punto di serie di pinze sempre nuove, ciascuna serie contrassegnata
            da pennellate di vernice di diverso colore (blu, giallo, nero...),
            ma il problema era destinato sempre a ripresentarsi. Infine,
            ricordiamo che questo problema riguarda anche le Alfasud, le quali
            montavano le pinze "incriminate" sull'avantreno (avantreno
            che poi altro non era che il retrotreno delle altre Alfa montato
            all'inverso: non a caso, sulle Alfasud il freno a mano agiva sulle
            ruote anteriori e non su quelle posteriori). 
              
              
            giugno
            2004 
        
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